262019Mar
Una figura chiave: l’allenatore

Una figura chiave: l’allenatore

L’ALLENATORE

L’allenatore è una figura chiave, che ha un potere intrinseco al ruolo che occupa ma anche una buona dose di potere personale; è colui che rappresenta il modello da imitare, colui che premia o punisce, colui che motiva. Racchiude in sé funzioni cardine per lo sviluppo dei suoi atleti ma prima ancora dei suoi ragazzi; è educatore, è formatore, è tecnico. Suo è anche il compito di sviluppare il senso di appartenenza (la coesione) tra gli atleti, perché si sentano una forza unica, pur delineandone i ruoli e i compiti individuali. Nel delineare l’identità tecnica di ciascun atleta, fissa gli obiettivi comuni, le norme e le regole che tutti devono conoscere e rispettare.

UN ALLENATORE DOVREBBE SAPER:

  • essere l’epicentro della forza coesiva del gruppo;
  • rappresentare un modello sia dal punto di vista tecnico che comportamentale, etico, ecc.
  • sollevare la squadra dal peso delle decisioni e delle responsabilità affinché rimanga concentrata sul compito,
  • svolgere le funzioni esecutive per raggiungere gli scopi del gruppo (stilare il programma di lavoro, preparane l’attuazione, guidarne lo svolgimento);
  • rappresentare e difendere la squadra nei rapporti con l’esterno;
  • controllare le relazioni tra i membri ponendosi al centro della rete di comunicazione del gruppo (senza per questo centralizzarla).

E PSICOLOGICAMENTE?

Appare evidente la necessità di una buona formazione psicologica dell’allenatore al quale viene richiesto un alto livello di maturità e un buon equilibrio psichico che possa garantirgli consapevolezza e controllo delle proprie e altrui dinamiche affettive. Tutto ciò affiancato da un continuo aggiornamento tecnico-professionale che gli consenta di conservare il suo potere specialistico.

In letteratura si trova molto materiale riguardante le dinamiche di gruppo, molto meno sulla figura dell’allenatore da un punto di vista psicologico, sebbene sia attualmente riconosciuto fondamentale.

Al giorno d’oggi molte società sportive, per non parlare delle Federazioni, si stanno muovendo nell’aggiornamento dei propri organigrammi, introducendo la figura dello Psicologo Sportivo. Allo stesso modo è oggi ritenuta necessaria una seria formazione psicologica da parte dell’allenatore che si trova a gestire e a confrontarsi ogni momento con dinamiche affettive rilevanti nel suo rapporto con gli allievi e nella gestione del suo gruppo sportivo.

RELAZIONI FATICOSE A 360°

L’ambiente in cui l’allenatore si muove è particolarmente impegnativo dal punto di vista relazionale: oltre all’impegno tecnico-sportivo ci sono i rapporti con i dirigenti, con gli sponsor, con i genitori degli allievi, senza contare i problemi che possono insorgere all’interno delle squadre.

Non è raro che l’allenatore sia sopraffatto dal “burn-out e perda il suo entusiasmo e la sua motivazione originaria, accentuando uno stile di gestione pesante, intollerante, perfezionista con ovvie conseguenze sugli atleti. Per un allenatore saper mantenere alta la propria motivazione e stabile il proprio equilibrio, significa saper conservare nella sua squadra un’alta motivazione e un buon grado di divertimento (cosa che non deve mai mancare nello sport).

LO PSICOLOGO SPORTIVO: UN AIUTO PER ALLENATORE E ATLETI

Accanto all’allenatore quindi funziona molto bene lo Psicologo dello Sport sia per l’aspetto di prevenzione (attraverso per es. corsi di formazione, seminari divulgativi e di sensibilizzazione anti-doping, corsi per la gestione dell’ansia, ecc.) sia nella risoluzione dei problemi che possono nascere tra le varie figure coinvolte, con lo staff dirigenziale, con i genitori, mediante interventi psicologici specifici.




Articolo a cura di

Stefania Cicali




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