262019Feb
“And the Oscar goes to…  FREE SOLO!”

“And the Oscar goes to… FREE SOLO!”

Nell’edizione 2019 degli Academy Awards il premio per miglior documentario è stato assegnato a “Free solo”, diretto da Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin e prodotto dal National Geographic. L’opera racconta di come Alex Honnold ha scalato in modalità “free solo” la montagna El Captain, che si trova nello Yosemite National Park in California.

Il “free solo” è una specialità dell’arrampicata che non prevede imbragature o protezioni ma il solo uso delle mani nude: per questi motivi ogni minimo errore si paga con la morte.

ALEX HONNOLD

Il protagonista del documentario, Alex Honnold (classe 1985), è considerato unanimemente il più forte free soloist al mondo. Ha iniziato a scalare a 10 anni, senza straordinarie predisposizioni ma allenandosi con costanza. Verso i 20 anni, alla morte del padre, ha lasciato la facoltà di ingegneria civile e si è dedicato esclusivamente all’arrampicata, specializzandosi nello stile estremo del free solo. Per quanto nelle interviste e negli speech appaia una persona socievole e sorridente, ha abbracciato un modo di vivere quasi eremitico tanto che vive in un furgone girando l’America alla ricerca di pareti da scalare.

IL SANTO GRAAL DEGLI SCALATORI

La scalata dell’El Captain in free solo è stata un’impresa di portata storica perchè ha richiesto una prestazione ai limiti delle possibilità umane. L’El Cap è la parete rocciosa più impressionante del mondo, il Santo Graal di tutti i climbers: quasi 1000 metri di granito praticamente liscio, con appigli che in alcuni punti sporgono dalla parete meno di 5 millimetri. Di solito gli scalatori, usando le protezioni, arrivano in cima anche in 2 o 3 giorni. Honnold ce l’ha fatta in 4 ore. E a mani nude. Quest’ultima caratteristica ha impresso alla realizzazione del film un sapore davvero adrenalinico: Jimmy Chin, regista e amico di Honnold, ha rivelato di essersi sentito sulle spine per tutta la durata delle riprese, consapevole ad ogni istante che avrebbe potuto filmare la morte di Alex.

PREPARAZIONE ACCURATA

Quello che ha fatto Honnold è stato qualcosa di veramente straordinario. E’ davvero interessante notare come questo progetto sia stato concepito con una logica cristallina e realizzato con una precisione e un ritmo quasi meccanici. Analizziamo tre chiavi di questa impresa.

Quando parla del suo percorso nel climbing Honnold sorprende anzitutto per la capacità naturale di reggere uno stile di vita interamente votato all’arrampicata. Una persona comune sicuramente può arrivare a un simile grado di impegno ma solo intraprendendo un training psicologico (autodidatta o supervisionato da un esperto) per cambiare mentalità e adattarsi a uno standard di vita così insolito, solitario e concentrato.

In secondo luogo Honnold colpisce per la passione che ha per il climbing, una passione spontanea ma alimentata con la volontà e l’allenamento costante. Alex Honnold, per memorizzare ogni singolo appiglio di El Captain, prima di affrontarlo a mani nude lo ha scalato una cinquantina di volte con le protezioni.

In terzo luogo è sorprendente la perfezione della dinamica mentale di questa avventura. Come dice Alex una scalata in “free solo” da un punto di vista fisico presenta una carico simile ad una scalata con le corde: la vera sfida risiede nella parte mentale dell’impresa.

UN ASPETTO MENTALE DETERMINANTE

Non basterebbe un libro per descrivere tutti i meccanismi mentali sottesi a una performance come questa. Sicuramente dovremmo parlare delle tecniche di mental training per l’arrampicata: visualizzazione, motivazione, self talk, gestione stress… ma focalizziamoci sullo stato di coscienza che fa da base alle prestazioni eccellenti: il flow.

Il flow è uno stato di attivazione di corpo e mente: non è semplice da definire, ma se vogliamo descrivere dei suoi effetti, possiamo dire viene percepito dalla coscienza come uno straordinario incremento della motivazione, della memoria e della creatività.

Il nostro sistema nervoso entra in flow quando eseguiamo un compito che ci appare come “difficile ma fattibile”; una sfida che richiede tutta la nostra attenzione; quando siamo così concentrati sul presente che il tempo sembra trascorrere in modo strano (più lento o più veloce del solito); quando siamo consapevoli della qualità della nostra prestazione e il tutto ci trasmette una sensazione di piacevolissima calma.

IL FLOW

Si può entrare in flow in mille occasioni: praticando uno sport, lavorando, durante la creazione artistica e perfino socializzando, tuttavia gli sport estremi hanno delle caratteristiche che facilitano fortemente questa condizione mentale. Infatti queste discipline presentano un aspetto di sfida, consentono all’atleta di avere dei feedback immediati su come sta andando la performance e ovviamente richiedono la massima attenzione.

Per questi motivi gli atleti di sport estremi hanno una speciale familiarità con l’esperienza del flow, anche se di solito lo chiamano con altri nomi: “adrenalina”, “trance”, “the zone” oppure, come dice Honnold, “ispirazione”…

ASCOLTIAMO LE PAROLE DI ALEX HONNOLD:

<< Per affrontare  El Captain dovevo chiaramente essere fisicamente all’altezza ma non è poi una cosa poi così difficile: si tratta solo di allenarsi, di arrampicarsi spesso, sapevo cosa serviva. La parte difficile è stata la preparazione mentale, credere nella possibilità di farcela, di essere pronto, sentirmi sicuro di me stesso. C’è voluto molto a prepararmi in questo senso, a focalizzarmi nell’impresa, a visualizzarla: è un processo lungo.

 Cerco di immaginare ogni scenario possibile, penso alle sensazioni, a come mi sentirò, a come si svolgerà l’arrampicata: fondamentalmente cerco di immaginare più cose possibili. In qualche modo è come allenarsi prima di fare qualcosa, ma nella mente.

 Secondo me l’aspetto cruciale della visualizzazione è prepararsi in anticipo alle sensazioni di un free solo. Così quando sono in parete e sto scalando non mi capita di pensare di colpo “Ehi, fa davvero paura” oppure “Oh, non posso credere di essere davvero quassù”.

 Nella visualizzazione il punto è di evitare sorprese mentre stai scalando. Il modo migliore per stare più al sicuro lassù è aver provato queste sensazioni molte volte dentro la tua mente.

 Ci vorrà un po’ di tempo prima di trovare la prossima grande sfida: devo trovare qualcosa che mi ispiri… >>


Fonti:

www.ilpost.it/2017/06/05/alex-honnold-free-solo-el-capitan/

www.sestogrado.it/it/cosa-ha-fatto-alex-honnold-su-el-capitan/

http://cdn.flv.kataweb.it/mediaweb/espresso/national-geographic/2017/11/20/141953760-8cbf5753-8ab4-4eb8-bda0-f3f9f5460058.mp4?fbclid=IwAR1s-So-BlAcUZ_Fy_VT2ClxneA_fpUYacHJ1fFYZ4sSTB4CETmdferJVzI

https://www.youtube.com/watch?v=7xnbUT3rOvQ

https://www.youtube.com/watch?v=6iM6M_7wBMc&t=77s



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